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Home Aggiornamento Via le fiale!!!
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Via le fiale!!!

L’obiettivo della terapia del diabete è riportare la glicemia a valori simili a quelli normali (a digiuno valori inferiori a 130 mg% e dopo 90’ dal pasto inferiori a 160 mg%) per evitare i danni che la malattia può promuovere principalmente agli occhi, ai reni, al cuore. Per raggiungere questi risultati occorre una cura i cui pilastri sono:
• una corretta alimentazione
• un’adeguata attività fisica
• i farmaci ipoglicemizzanti(insulina e antidiabetici orali).

Il diabetico che nel corso degli anni riesce a mantenere un buon controllo, non avrà le complicanze e potrà condurre una vita molto simile a quella di una persona non diabetica. Alimentazione e attività fisica sono componenti essenziali di un corretto stile di vita, molto simili a quanto ogni persona dovrebbe godere di buona salute nel tempo. La terapia farmacologica nel diabete tipo 1 è da subito quella insulinica, mentre nel diabete tipo 2 inizialmente è costituita dalle pillole per bocca. Tuttavia, nel corso degli anni, questi farmaci risultano inefficaci e diventa necessario instaurare la terapia con insulina. L’insulina è un ormone “proteico” che non può essere assunto per bocca in quanto viene distrutto dai succhi gastrici; al momento l’unico modo per somministrarla è quello iniettivo. Per ottenere un buon controllo della glicemia sono spesso necessarie più iniezioni al giorno; lo schema di terapia viene confezionato come un abito su misura e concordato con il paziente: abitualmente consiste in una iniezione prima di ogni pasto e una prima di coricarsi. Il termine iniezione ci ricorda subito il termine siringa: non è possibile pensare di iniettare un farmaco, quindi l’insulina, senza la siringa! Siringa, iniezione, dolore: parole che spesso ci ricordano, per molti motivi, l’infanzia. Due iniezioni al giorno di antibiotico per sette giorni e poi basta. Quando si parla invece della terapia insulinica, le iniezioni diventano una dura realtà: spesso quattro o più al giorno per tutta la vita. Il paziente diabetico in trattamento insulinico ha dovuto sempre fare i conti con la siringa, inizialmente di vetro, da sterilizzare prima di ogni somministrazione, poi con strumenti sempre più precisi, monouso, meno dolorosi. Tuttavia non è facile metabolizzare l’impatto di una terapia iniettiva, talvolta dolorosa e da, seguire per sempre che comporta vincoli, richiede tempo, identifica la persona con il diabete. Inoltre l’uso della siringa prevede un flacone da cui aspirare l’insulina e la necessità di mantenere la sterilità. Il paziente deve portarsi appresso tutto il materiale necessario, spesso voluminoso: le siringhe, il flacone dell’insulina, il disinfettante…
La preparazione dell’iniezione prevede uno spazio adeguato e riservato che spesso non è disponibile. Basti pensare ad un pranzo al ristorante, ad un viaggio in treno, ai luoghi di lavoro: il paziente non sempre trova ambienti idonei dove aspirare l’insulina , preparare la siringa eliminando l’aria, controllare le unità aspirate  e praticarsi l’iniezione. La mancanza di privacy provoca disagio per la presenza di persone sconosciute, timore di essere discriminato e identificato come malato, di essere rifiutato. Nelle persone più giovani tale situazione fa nascondere la malattia, portandole talora a non praticare l’insulina in presenza di altre persone, anche se conosciute. A queste difficoltà si aggiungono quelle pratiche che si incontrano nella quotidianità: la scala graduata della siringa non ben leggibile, il flacone che scivola, il tremore delle mani e la difficoltà, per le persone più anziane, nel leggere i numeri della siringa. Flacone e siringa diventano quindi elementi fastidiosi, espressione dei vincoli e dei disagi che provoca il diabete. Negli ultimi anni questa situazione discriminante è cambiata con l’introduzione   di nuovi strumenti, detti stiloiniettori, per la somministrazione dell’insulina: sono molto simili alle penne per scrivere, contenenti una cartuccia (come quella dell’inchiostro) che sostituisce il flacone d’insulina; l’ago viene avvitato all’estremità della penna da cui sporge il tappo della tubofiala.
I vantaggi della penna sono molteplici: eliminazione della siringa e del flacone, maggior precisione, facilità d’uso, praticità, minori vincoli. La penna, pur essendo un sistema iniettivo con ago, ha una forma che non ricorda la siringa: ha le dimensioni di un pennarello o di una penna stilografica di medie dimensioni. Il materiale da cui è costituita è resistente alle cadute e protegge l’insulina dal calore eccessivo; la selezione delle unità da somministrarsi è semplice e la tecnica dell’iniezione è simile a quella abituale. L’insulina, in una quantità di 300 unità, è contenuta nella “tubofiala” da 3 ml, cioè in un particolare flacone simile alla cartuccia d’inchiostro della penna stilografica; prima di dover ricaricare la penna, possono passare alcuni giorni. La penna coperta dal suo cappuccio viene normalmente trasportata in una tasca o in una borsetta, senza costituire particolare ingombro.
Quindi basta flacone! La penna contiene la quantità di insulina necessaria a molte somministrazioni e ciò consente autonomia al paziente che non deve spostarsi munito di siringa e flacone, ad ogni somministrazione deve solo cambiare l’ago, per altro di dimensioni contenute e di facile trasporto. L’uso della penna è facile, ma come tutte le cose diventa semplice nel momento in cui si sa fare: è necessario quindi che l’utilizzo della penna venga spiegato correttamente e che venga verificata l’abilità del paziente nell’usarla. La preparazione della siringa e l’aspirazione dell’insulina dal flacone, diventano un ricordo. Alcuni pazienti hanno il dubbio che la dose dell’insulina non sia corretta: “Con la siringa vedo, con la penna no…”; in realtà la penna è uno strumento sicuro, sottoposto a verifiche attente tanto quanto le siringhe. Tuttavia, chi avesse il timore di non praticarsi la quantità giusta del farmaco, c’è la possibilità di praticare l’insulina con la penna all’interno di una siringa d’insulina (togliendo lo stantuffo) e verificare la precisione dello strumento. I problemi che un diabetico insulino-dipendente incontra nella vita quotidiana si ridimensionano con l’uso della penna: mangiar fuori casa diventa più semplice, meno fastidioso. La penna non è discriminante o un chiaro segno della malattia rispetto alla siringa. Anche le persone anziane hanno vantaggi: il tremore delle mani non è un ostacolo insuperabile per la preparazione della corretta dose di insulina, la penna può essere preparata dai parenti o da un infermiere.
La penna d’insulina, elimina l’uso della siringa e del flacone dell’insulina, migliora la qualità della vita del diabetico, garantisce la precisione nella dose del farmaco, è pratica nell’uso. Si può quindi affermare che questo semplice strumento segna un passaggio concreto di un’era nella cura del diabete.

Umberto Valentini
Unità Operativa di Diabetologia
Azienda Ospedaliera Ospedali Civili – Brescia

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